You are using an outdated browser. For a faster, safer browsing experience, upgrade for free today.

Loading...

Il pomodoro arrivò in Europa dalle Americhe nel Cinquecento. Questo frutto, originario del Perù, era un alimento diffuso tra gli Aztechi ed era chiamato tomatl. I primi esemplari giunti nel Vecchio Continente erano di piccole dimensioni e di colore giallo (da qui pomodori, ossia pomi d'oro), colore che rimase tale fino al Settecento. In Europa alcuni scambiarono il pomodor per una pianta solo ornamentale, ignorandone il potenziale gastronomico, o provarono a mangiarne solo le foglie.

Dal Seicento in poi il pomodoro comincia ad essere mangiato anche in Italia, prima cotto o fritto da solo, poi dall'Ottocento anche come condimento per la pasta e per la pizza.

Parma, oltre ad essere la capitale del Parmigiano Reggiano, del Prosciutto di Parma, del Salame di Felino e del Culatello, è anche la patria adottiva del pomodoro. Dalla fine dell'Ottocento il territorio parmense diventa un distretto del pomodoro. In questa zona, già specializzata nella lavorazione dei prodotti alimentari, l'agronomo innovatore Carlo Rognoni propaganda la coltivazione del pomodoro e sostiene l'attività di trasformazione in conserve. Pionieri dell'industria alimentare e metalmeccanica ed altre innovazioni parmensi hanno permesso a Parma di vantare primati nella produzione agricola del pomodoro, nella trasformazione e nell'impiantistica alimentare. Nel 1912 erano attivi in provincia di Parma 61 stabilimenti di conserve di pomodoro. Oggi l'industria conserviera parmense, composta da 11 insediamenti produttivi, lavora annualmente oltre dieci milioni di quintali di pomodori e supera il 20% dell'intera produzione nazionale di derivati.

Il Museo del Pomodoro, a Collecchio, è ospitato nel'ala ovest della Corte di Giarola e fa parte del circuito dei Musei del Cibo della provincia di Parma.